La caratteristica principale del comportamento alimentare disturbato è che esso è poco o per niente volontario e consapevole e poco o per niente legato a stimoli di fame e sazietà: il cibo rappresenta molto di più del mero valore nutritivo che apporta e viene usato piuttosto come attività compensatoria o di controllo.
il cibo può diventare veicolo di gestione di frustrazioni che derivano da altre aree, o diventare mezzo di delimitazione degli spazi reciproci all’interno delle relazioni familiari, a volte può rappresentare l’unico argomento di relazione tra genitore e figlio/a.
Nutrirsi troppo o troppo poco ha poi sul piano corporeo quelle conseguenze che vengono messe in rapporto con la possibilità/impossibilità di entrare in relazione con gli altri: amici, partner, con un’inversione totale dei rapporti di causa-effetto: “sono sovrappeso” o “non abbastanza magro per propormi agli altri”, “mi sento inadeguato”.
Psicologa Psicoterapeuta
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